Molte piccole colpe…

Colpevole (s.m.). Trattasi sempre di un’altra persona.”
Ambrose Bierce, The Devil’s Dictionary

Shirley Jackson dà alle stampe The missing girl nel dicembre 1957. Il racconto compare sulle pagine della rivista The Magazine of Fantasy and Science Fiction, una fra le più longeve riviste americane di fantasy e fantascienza. Oggi, 2019, Adelphi ne propone per la prima volta una traduzione italiana (insieme ad altri due racconti: Viaggio con signora e Incubo). Sono passati sessantadue anni, eppure il racconto breve della Jackson non smette di disturbare e raggelare per almeno due ragioni: l’assoluta contemporaneità dell’argomento che fa da sfondo alla narrazione – la scomparsa di una ragazzina da un campo estivo – e l’orrore sotteso che serpeggia sinistro dalla prima all’ultima pagina, senza mai esplodere sporcando la lettura ma risultando al contempo clamorosamente manifesto. Dati alla mano: nei soli Stati Uniti si registrano 651.135 casi di persone scomparse durante l’ultimo anno solare, di cui 493.156 sotto i 21 anni1. Si capisce; nel 1957 le sparizioni improvvise non erano all’ordine del giorno, ma erano già categorizzate per quel che portavano come bagaglio implicito: la genesi di un crimine efferato. A farla da padrone, nel racconto, è dunque il subdolo meccanismo che induce il lettore a vedere Shirley Jackson come novella Cassandra, rendendolo prigioniero oltremodo dell’apparente noncuranza con cui l’autrice liquida l’evento – non possiamo non leggere le sue pagine senza pensare alla leggerezza magistrale con cui il fardello della colpa viene scaricato su una persona diversa allorché un piccolo tassello s’aggiunge in apparenza al mosaico. A questo si somma il raccapriccio per la superficialità con cui le ricerche vengono affrontate, fratello di sangue del turbamento per un’indagine ufficiale che appare soltanto come una noia di cui liberarsi nel più breve tempo possibile – tutti colpevoli, nessuno colpevole – correndo verso uno scioglimento à la Jackson ironico, premonitore, dannatamente e spietatamente reale. Perché davvero, riprendendo il retro della copertina del volume: il brivido di scoprire che l’orrore di cui leggi potrebbe capitare a te non è mai stato così tangibile.

Nota a margine: il racconto vale da solo l’acquisto; aggiungendo al carniere Viaggio con signora e Incubo, la spesa diventa un obbligo morale.

 

Mattia Orizio

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