Pelliccia di volpe

Dove la pelle del leone non può bastare, bisogna cucirvi un pezzo di quella della volpe.
Michel Eyquem de Montaigne

Prego, Lor Signori prendano posto. La Grande Asta, la Grande Asta Definitiva prenderà il via a breve. Lei, in prima fila: sì, lei. Non infastidisca il vicino con i suoi borbottii, chieda pure a me. Siamo poi fra gentiluomini, chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Si rilassi, non ha motivo di esser teso: la prego di smettere di stropicciare l’invito; è un bene prezioso. Senza invito non potrà rilanciare per l’acquisto delle meraviglie che ci apprestiamo a battere. Ah, vuol sapere cosa battiamo, nevvero? Tutto, battiamo! Tutto l’immaginabile, tutto lo scibile, tutto il creabile, il concretabile, l’impensabile, l’inconfessabile. E via di questo passo. Questa è un’asta unica, irripetibile! Lo dico a voi tutti, Signori! Siamo di fronte all’incommensurabile ora o mai più. La rivoluzione è calata come i barbari, di tutto ha fatto fagotto, ha svecchiato il catalogo delle banali conquiste umane: con l’imposizione delle nuove tendenze (vanto clamoroso del refolo bonario rivoluzionario-popolare), le vecchie etichette vedono scemare il loro valore. Non indugio oltre, vi ringrazio per aver preso parte allo spettacolo, e vi auguro un’Asta, una Grande Asta ricca di soddisfazioni! Trilli il campanello, sotto con le offerte!

Avanti con il primo lotto: iniziamo con qualcosa di realmente straordinario, Signori. Vi presento, e palpito di commozione mentre mi accingo a farlo, il Mito. In tutto il suo millenario splendore. Avete davanti a voi, carissimi, in tutta la sua pudica nudità letteraria, quello che oggi potremmo chiamare Esemplare Zero del Mito. Vi prego di notare l’incontaminata flessuosità delle sue curve: se poteste toccare con mano, il lieve tepore letterario che emana. Pare di librarsi in aria al semplice contatto; vi sentirete presi per mano dal corale Pindaro, verso le più alte ed Olimpiche vette poetiche. È presente qualche lieve gualcitura alla sottoveste di Calliope, dovuta al trasferimento fisico in loco. Vendesi causa inutilizzo: ci dicono la poesia attuale non abbisogni dell’elemento mitico. Siamo diventati grandi a sufficienza per inoltrarci nella perigliosa selva poetica senza l’ausilio del Febo Apollo e delle sue protette. La rivoluzione ci vuol tutti poeti, tutti protagonisti. Tutti abbiamo il fuoco dentro: dobbiamo solo scovarlo! Il Mito che qui presentiamo funge ormai da componente d’arredamento: ma che grazia diremmo! Una reminiscenza del locus amoenus, un’isola di Calipso in cui immergervi al bagno nei sali cavati dell’invidia dei vostri congiunti. Via alle offerte, Signori!
Secondo lotto, e qui Signori ci addentriamo in un campo che aveva da essere minato, qualche anno addietro: con orgoglio presento l’Opinione. Qui, davanti ai vostri occhi che leggo increduli (e ne avete ben donde) avete non un’opinione qualsiasi, ma l’Opinione Ponderata, corredata dalle dovute giustificazioni che la avvalorano. Un pezzo non raro, Amici, ma unico. Potete ammirare qui, in questo scintillio immemore e indefesso, la fondatezza dell’Opinione: uno stendardo di obiettività che garrisce al vento; e qui, su questo levigato bordo arancione, la pacatezza con cui Questa viene espressa. Non ci sono scalfiture, nessuna offesa o sciocchezza è destinata ad attecchire sul filo arancione di questa Meraviglia. E quelle che a dovuta distanza paiono innocue lucciole, altro non sono che le oggettive ragioni che permettono all’Opinione di crescere sana e robusta: osservatele nel loro perpetuo movimento, osservatele seguire come nutrici la Creatura che hanno giurato di servire, mentre Essa si agita in constante laborio per rimanere al passo coi tempi. E qui, la firma d’autore che rende il pezzo sublime, elevandolo a necessità logica della vostra privata collezione: proprio all’altezza del cuore di questa Opinione, trovate le rettifiche controfirmate di colui il quale a questo splendore diede i natali. Si narra infatti che in passato, chi avesse torto riguardo un qualsiasi argomento, facesse ammenda riconoscesse l’infondatezza (sia essa parziale o totale) delle proprie opinioni, lavorando alacremente per comprendere dove essere fossero fallaci. Qui troviamo la diretta testimonianza di questa antica e lodevole usanza. Oggi purtroppo quest’unico esemplare non trova collocazione nel vasto mercato della tuttologia, ma se vi trovaste una sera a combattere col tedio nel mezzo d’una conversazione condannata a languire, avreste in lei una grande compagna nel quieto dibattito serale, una volta levativi dal desco patronale.

Terzo lotto: l’abbiamo fatta grossa! Per voi, soltanto per voi, abbiamo recuperato dalle più tenebrose soffitte legislative, un diligente e banalissimo Processo. Uno dei pezzi pregiati della Grande Asta: Signori, un brivido mi percorre in toto, mentre vi presento, hic et nunc, un regolare Processo, svoltosi in piena regolarità, nei tempi prefissati dalla giustizia ancestrale e conclusosi senza intoppi in un tribunale fisico, luogo adibito al supremo esercizio del giudizio legislativo. Non manca nulla, proprio nulla: siamo stati in grado di recuperare ogni singolo, polveroso fascicolo che tenesse traccia di questa straordinaria avventura processuale. Potete ammirare il giudice, colto nel sacro momento della delibera. E vi invito a cogliere lo sguardo dell’imputato, a lasciarvi travolgere della sua intima intensità: non troverete altrove un’umanità sì genuina. Entrambi gli avvocati, ferocemente concentrati sull’esercizio delle proprie mansioni, rendono giustizia all’intero quadro, distribuendo pennellate di realtà legislativa all’intera Opera. Oggi purtroppo questa formula processuale è stata soppiantata dalla giustizia sommaria popolare, che trova canali più semplici e sensibili tramite i quali può espletare le proprie funzioni. I tribunali funzionanti oggi si trovano soltanto nella rutilante famiglia dei mass-media, con grande espansione del mercato giudiziario della rete. Al giorno d’oggi, persino la tv arranca nel tentativo di tenere il passo che i social network impongono alle notizie, siano esse anche soltanto lontanamente giudiziarie. Per tamponare questa emorragia, si sono istituiti programmi ad hoc, in grado di convogliare su pubblica piazza fatti di cronaca riservati alla sfera giornalistica e giudiziaria. Un lieve sfarfallio di realtà in un ciclone di incredibile velocità. E questo vago ottundere le menti, che aleggia oggi come una nebbia incostante e permette ad ogni cittadino di illudersi, di cullarsi nella certezza che il proprio responso schermato da tv e social network non abbia conseguenze reali. Siamo in fondo nel virtuale: lì dovremmo placidamente continuare a pascolare. Oggi infatti, grazie a queste strepitose conquiste tecnologiche, siamo tutti giudici, cari Amici: ma con questo meraviglioso articolo voi lo sarete più di tutti. Atto alla mano, potrete ergervi a divinità legislativa all’interno del tribunato popolare. E il resto del tribunale (virtuale o reale), muto.

[…]

L’asta prosegue per un anno. Al termine, con l’ampia sala ormai svuotatasi, il banditore siede sul primo gradino del palco. Si terge il sudore dalla fronte e si alza, appoggiando la mano sinistra sul ginocchio, per far leva. Dietro le quinte, passa in rassegna i lotti rimasti invenduti, accarezzandoli fugacemente. Torneranno, grotteschi e sfigurati, alla prossima Grande Asta.

Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri

Jean Léon Jaurès

Mattia Orizio

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