THE UNDOING

L’eterogenesi dei fini delle società contemporanee

Accantonato l’intreccio narrativo, di competenza dei recensori patinati (riecheggia Hitchcock di Testimone d’accusa), la splendida serie The Undoing racconta la società de-formata nella quale brulicano le nostre povere esistenze quotidiane; una nuova società cresciuta silenziosamente all’ombra del nuovo millennio, foriero di promesse da marinaio.
Questa nuova società è la vera oasi d’orrore – e che oasi! – in grado di oscurare qualunque deserto di noia.
Le competenze specialistiche dei protagonisti – Lei (Nicole Kidman) una psicologa clinica brava e affermata, Lui (Hugh Grant) un oncologo pediatrico compassionevole, salvatore di bambini – non bastano a salvarli da loro stessi, dalla loro feroce Natura Umana, deplorevolmente dimenticata. Quella Natura si fa prepotente, insaziabile onnivora di condotte irreprensibili, compiti molto ben fatti, verità vere eppure di superficie.
Viviamo liberi e felici in società decostruite da ogni stringente regolamentazione (di qualsiasi tipo), e viviamo ancora meglio se siamo benestanti di razza (come i personaggi della serie); ci gratifichiamo del nostro lavoro cui abbiamo dedicato anima e corpo e pensiamo che tutto si risolva lì, nelle conoscenze acquisite, specializzate.
Abbiamo avuto carta bianca (noi la chiamiamo libertà) nelle nostre scelte, ci siamo convinti di essere portatori di intuizioni vere, non negoziabili, e su tali solide basi esasperiamo, per forza di cose, i margini del quotidiano rendendo la scena incandescente, ed ogni incidente di percorso assume la forma (de-formata) del dramma insolubile, non emendabile (un banale tradimento, ad esempio).
Se esiste un mondo in questa nuova società è personale, e le norme da osservare sono quelle da ciascuno deliberate, in piena libertà.
Siamo padroni in un mondo che non ha padroni.
Eppure, fuori dal nostro mondo personale, tanto ben costruito, in agguato, nella penombra serale poco illuminata, nel cerchio dei grattacieli e della ricca varietà newyorchese, qualcuno o qualcosa è lì, ad attenderci. Ha una forma incerta, sconosciuta, con tratti sfumati, a volte è soltanto un contorno.
Un altro io che sfugge alle classificazioni dei moderni studi psicologici, è lì ad attenderci, agguerrito, e pericoloso, oh! sì!, molto pericoloso, perché ci fa essere ciò che non ci saremmo mai sognati di essere.
Attenzione! (dice la serie) i traumi pregressi non c’entrano, eh no!, quelli forgiano la personalità che si modella nel mondo decostruito del lavoro e della competenza specialistica, quei traumi, signori miei, sono sotto il pieno controllo del nostro bel mondo personalizzato, fatto su misura, come lo smoking per l’asta di beneficenza.
L’altro io è una natura universale, e appartiene a tutti; aspetta il momento giusto per riportarci in quel mondo comune, ormai sconosciuto e senza norme, dove, disorientati, non percepiamo la scelta da compiere, e l’una scelta vale l’altra.
Alla mercé del mondo umano, viviamo in piena beatitudine a un passo dalla tragedia vera, fuori dalla scena.

 Michele Mocciola

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